Alessandro mi ha chiesto un profumo che mettesse insieme il suo attaccamento al territorio (cioè la pedemontana pordenonese) e la sua passione per alcune spezie, tra le quali l’anice e la cannella.
Partire dai nomi è un ottimo escamotage per attivare il processo creativo, quindi ho per prima cosa dato un nome (del resto, in principio non era il Verbo?) al profumo: Tra la Riva Panthona e il Mediterraneo, è stata il primo parto. Troppo lungo e metricamente squilibrato (confesso che l’ispirazione me l’ha data il verso tra la Via Emilia e il West), è quindi diventato Tra la Riva Panthona e il mare. Ma noi siamo minimalisti ed ermetici: Riva Panthona è quello che è rimasto. E infatti, anche in termini olfattivi, del mare, che nella prima versione era prepotente (c’erano note saline e ozoniche e, per me, addirittura ittiche), è rimasto solo un vago ricordo. Perché se è pur vero che, come non si stancano di ripetere i beatificatori della pedemontana pordenonese, ‘noi siamo in meno di un’ora sia al mare che in montagna’, è anche vero che è la presenza della montagna a dare sostanza al territorio e alla gente che lo popola. Insomma, da Dardago si può andare a piedi a casera Val Friz e tornare all’ora della merenda, ma è un po’ più complicato farsi due passi in Brussa e tornare per cena a piedi.
Ecco, sono mesi che lavoro a questo profumo e, forse, oggi ci sono. Per il momento è una cosa che sa di foresta, resine e sempreverdi mediterranei, ma ha un lato esotico e curioso, al quale contribuisce una generosa dose di olio di Guaiaco. E’ una porzione di macchia mediterranea che si è installata in un territorio prealpino e ci dev’essere qualcuno nei paraggi che si è fermato a scaldare un tè all’anice e cannella su un fornello da campo.
Ah, la Riva Panthona. Budoia giace su un territorio pedemontano, tra Gor a sud-ovest e, appunto, la Riva Panthona a nord-est. La riva, il cui nome significa più o meno ‘colle panzone’, è un insignificante maestoso rilievo (un po’ si capisce anche dal toponimo, non è che l’abbiano chiamata ‘picco del diavolo’ o cose simili, insomma – anche se, mi dicono i ben informati, fu in passato l’area a maggior vocazione vinicola del territorio comunale) che determina il confine della parte abitata del paese grosso modo a settentrione. Ecco, mi piaceva l’idea di catturare la Riva Panthona, come epitome del genius loci, in un profumo. Adesso deve maturare, ma promette già bene.
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